Contro l’intrattenimento

Un’esperienza sempre più comune per chi frequenta locali e musica, è quella di assistere a concerti in locali che sono principalmente ristoranti o pub, luoghi non dedicati primariamente alla fruizione di musica.

La musica, quindi, fa da semplice sottofondo, e spesso viene sovrastata dalle voci di chi si trova lì solo per mangiare e bere e non per la musica. La musica diventa dunque musica di accompagnamento, forse involontariamente muzak. Per questo in certe situazioni deve essere educata, piacevole e non dare fastidio. Questo rende di conseguenza non fruibile il messaggio dei musicisti che si stavano esibendo. O lo rende subliminale, per rievocare lo slogan “muzak is more than music” del film “Decoder”, che vedeva protagonisti del calibro di William Burroughs, Genesis P-Orridge e F. M. Einheit, artisti decisamente di rottura e in qualche modo disturbanti.

Se si vuole trasmettere un messaggio, si deve dunque dare fastidio? Cosa succederebbe in quei locali, se il folk d’autore, il blues o l’etno-jazz si trasformassero improvvisamente in harsh noise, power electronics o drone metal sparati a volumi estremi?

Molte delle conversazioni si interromperebbero bruscamente per un momento di stupore, forse di incredulità, probabilmente di fastidio, con sottostante la domanda “cosa sta succedendo?”.

Quello che intendo fare in T¥RSO – con la performance ESORCISMO / ADORCISMO – è prolungare e dilatare quel momento di stupore e fastidio, quel disturbo che forse (nel mio intento sicuramente) è anche una presa di coscienza, con la potenzialità di dilatare anche la domanda “cosa sta succedendo?” all’esterno del locale, e di estenderlo alle strade e al mondo: stiamo vivendo un’estinzione di massa di cui siamo, come specie, partecipi e responsabili.

Se l’arte deve essere sempre più fruibile, inoffensiva, se tutto può e deve diventare occasione di un selfie e di una condivisione solo virtuale, dalle mostre alle manifestazioni di piazza, ben vengano iniziative fastidiose come critical mass o quelle di Extinction Rebellion (non a caso i vari decreti sicurezza rendono di fatto punibili manifestazioni che disturbino la circolazione e il traffico), e occasioni di “shock addizionali” in cui condividere la presenza di corpi vivi e presenti.

Più di 50 anni fa Gil Scott-Heron diceva “The Revolution Will Not Be Televised”. La prossima rivoluzione non avrà un hashtag, non sarà instagrammabile, sarà fastidiosa. Non sarà autorizzata, ma d’autore?